
«Anche in passato il quartiere aveva una sua personalità»

Addetto alle pulizie, Simone Venturini durante il primo lockdown ha sanificato le maniglie di Casa Janacci in viale Ortles, vagando per una città fantasma sempre con la sua fedele bici, il suo “effetto personale” come mi ha raccontato. Abita nel quartiere da sempre, dalle parti di via Oxilia. Negli anni 90 è stato uno dei ragazzi del muretto davanti allo Sma (oggi Conad) in via Venini. Dopo il lockdown ha partecipato alle sfide dei tavoli da ping pong di piazza Arcobalena, zona pedonale di urbanistica tattica nata nel 2019 all’incrocio tra via Venini, Spoleto e Martiri Oscuri, e ribattezzata così dagli abitanti perché la forma ricorda quella di una balena, simbolo del quartiere. Muretti e tavoli da ping pong: nuovi e vecchi spazi di aggregazione, a riprova dei cambiamenti della zona e di certe esigenze immutabili.
Anche in passato, prima di “NoLo”, il quartiere aveva una sua personalità. Certo non c’erano i social network. Negli anni 80-90 era un po’ come vivere in un piccolo paese. C’era l’oratorio, ci si conosceva più o meno tutti, perché poi si frequentava tutti le stesse elementari, queste qua di via Venini 80, davanti a piazza Arcobalena. Le medie sono quelle che adesso si chiamano Istituto Ciresola, quelle tra via Venini e viale Brianza, che negli anni 80 erano divisi in due parti, Settembrini e Marconi.
I ragazzi del muretto
Io ero alla Settembrini, per cui alla fine era come vivere in un piccolo paese, nonostante la connotazione metropolitana. Poi appunto si frequentava l’oratorio e il Parco Trotter. C’erano i ragazzi del muretto! Ci vedevamo dove c’è adesso il Conad, che si chiamava Sma all’epoca, e c’era un muretto dove ci si poteva sedere, che adesso hanno tolto. Nonostante non ci fossero locali, c’era però una piccola gelateria, che si chiamava Pinocchio, era il nostro punto base, e poi da lì partivamo per andare in giro. C’erano gli amici con la macchina, si andava in discoteca, si andava nei pub, si andava in giro anche fuori Milano, però comunque il punto, la base era sempre qua nel quartiere, tant’è che veniva anche altra gente da altri quartieri, anche fuori Milano. Si era creata una compagnia di una ventina di ragazzi e ragazze coetanei, di 20/25 anni.
Social District
Nonostante non fosse come adesso – ci sono tante opportunità di aggregazione, di conoscere gente, i locali, piuttosto che la piazza Arcobalena con il ping pong – comunque il quartiere aveva una sua unità. E aveva le sue criticità. Nei primi anni duemila qua la sera c’era spacciatori a go-go… Diciamo che con il cambiamento che c’è stato, con NoLo, magari lo spaccio continua, lo sappiamo tutti, ma si è spostato, e questo ha creato una maggiore sicurezza, almeno queste vie qua: via Venini, Piazza Morbegno, così… Tutto è partito, credo, da quel locale di Via Padova, la Salumeria del Design. È lì che è partito il discorso di NoLo. E poi la Social District: basta che uno scriva “Vi regalo questo”, “Ho bisogno di questo”, e vedo che dopo poche ora c’è sempre qualcuno che riesce ad aiutare la persona che ha bisogno.

Ho frequentato questa primavera i tavoli da ping pong, installati in piazza Arcobalena.Hanno avuto un successo oltre le aspettative. Dal pomeriggio fino alle 2/3 di notte gente che giocava a ping pong, c’era da fare a spintoni per giocare. Sarà stato anche che quei tre mesi in casa avranno spinto la gente a vivere maggiormente il quartiere, a vivere all’aria aperta e a conoscere gente nuove di persona, non davanti a uno schermo.
Nuova mobilità, nuove scoperte
Mi ricordo che negli anni 90 ero l’unico che usavo la bicicletta. Ero una mosca bianca. Il fatto di vedere nel 2020 tutta questa gente sulla bicicletta, mi ha fatto piacere. Sarà stato anche che con la pandemia, qualcosa sta cambiando, anche se l’italiano medio ha sempre avuto la mentalità della mano sul volante…
Comunque spero che sia servita a far capire alla gente la bellezza di prendere la bici, farsi un giro, vedere una cosa e “guarda lì, ma che bella chiesa, che bella piazza o che bel campo di basket” e potersi fermare. Con la bici puoi vedere il paesaggio intorno con più attenzione, magari scoprire una piazza o una zona di Milano o dell’hinterland che non conoscevi…
Ad esempio in una di queste gite dopo il lockdown entrai, non c’ero mai entrato, in una chiesa di Gorgonzola, molto bella. Io non sono proprio un cattolico, la vedo un po’ a modo mio, adesso non lo so spiegare. Comunque entrai nella chiesa anche per fare una preghiera per mio zio, visto che non aveva avuto il funerale… Non so come spiegarti. Sentì l’esigenza in quel momento. Feci la mia preghiera e nel contempo scoprì un edificio di culto che trovai bellissimo.
Continua a leggere la storia di Simone, il suo effetto personale qui!

Bellissimo testo, sono nata nella zona Nolo e ho rivissuto quanto hai scritto! Complimenti davvero emozionante!
Grazie Simon,
complimenti per la tua descrizione dettagliata di come si viveva e i punti d’incontro quando eravamo ragazzi!
Grazie Simone per il tuo racconto interessante e poetico
Ho *scoperto” questo blog tramite Altre Storie, complimenti per il progetto. Molto interessante. Sono dei ritratti di vita autentici.