Nolo/Milano
Il territorio che copriamo è quello del quartiere di NoLo che è delimitato a SUD da viale Brianza, a NORD dai binari della stazione e dal quartiere Turro, ad OVEST dai binari della stazione (Aporti-Sammartini) e ad Est da Via Leoncavallo. I confini sono da intendersi sfumati.
“I confini sono da intendersi sfumati”. Così recita questa definizione di NoLo. E non potrebbe essere altrimenti per un quartiere proclamatosi tale solo da quale anno, e debitore per la descrizione di cui sopra – e in parte anche per il forte senso di comunità – alla sua Social District, il gruppo Facebook dei “vicini che si aiutano”, creato nel 2016 da Daniele Dodaro, semiotico e ricercatore di mercato.
NoLo (North of Loreto) è anche frutto dei cambiamenti avvenuti a Milano nel dopo Expo, economici, sociali, urbanistici. L’idea di dare un nome alla zona nasce attorno al 2012, ma rimane per molto tempo sottotraccia, fino a esplodere nel 2016 anche grazie al gruppo Facebook, che oggi conta più di 10.000 iscritti. Così Francesco Cavalli, fondatore e direttore creativo di LeftLoft, studio di design e marketing, spiegava nel 2018 al Sole 24Ore:
L’idea di NoLo è sbocciata negli Stati Uniti, circa cinque anni fa. Ero al Brooklyn Social bar con Luisa Milani e Walter Molteni, grafici dello studio La Tigre, scherzando tra un bicchiere e l’altro sulla possibilità di creare un brand di quartiere, un contenitore “adatto” alla trasformazione. A conti fatti s’è rivelata un’operazione di branding a costo zero, realizzata con il passaparola, abbiamo cominciato a usare questo nome, che ha preso a circolare.
NoLo è un po’ gioco tra amici, un po’ fenomeno spontaneo, un po’ voglia di comunità, un po’ creazione di marketing
Viale Monza, via Padova, Via Leoncavallo, via Venini, il parco Trotter: prima tutti questi luoghi venivano percepiti in maniera singola, ognuno con una sua connotazione (via Leoncavallo “quella del centro sociale”, via Padova “quella degli extracomunitari”). La zona si caratterizza da sempre per un forte mix socioculturale, avendo anche ospitato flussi migratori da ogni regione dalla fine della seconda guerra mondiale.
Prima e dopo l’Expo inizia a essere popolata, per via della posizione e dei prezzi immobiliari più bassi, da una popolazione di 30/40enni spesso appartenenti al ceto intellettuale e creativo. Inizia un progressivo processo di gentrificazione. Si organizzano colazioni di quartiere, cinema nei cortili, rassegne culturali, perfino una radio, Radio Nolo appunto. Crescono gli spazi di aggregazione, gestiti dal basso e anche grazie ai patrocini del Comune. Locali e ristoranti, vecchi e nuovi, diventano punti di incontro, con proposte anche diverse dal solito. C’è pure un simbolo, la balena, che viene da un murales in via Pontano che adesso non c’è più. NoLo diventa attraente, oggetto talvolta sfuggente di articoli, progetti, studi, inchieste, proteste, battute ironiche. Non tutti i milanesi conoscono NoLo, ma diversi nuovi abitanti della zona si sentono subito nolers, suscitando magari qualche perplessità da parte degli storici residenti. Nasce un nuovo senso di comunità, anche se i differenti strati socioculturali, d’età, etnici non sono sempre amalgamati. E anche se non tutta NoLo vive lo stesso fermento, perché la geografia del quartiere resta varia, a macchie. Il quartiere fa parlare di sé, e forse parla fin troppo di sé. In data 14 ottobre 2019 il nome NoLo viene ratificato con l’approvazione del PGT (Piano di Governo del Territorio per Milano 2030) da parte del Comune di Milano.
Nel 2020 arriva la pandemia. Milano è fra le città più colpite
Nel dibattito pubblico non solo viene rimesso in discussione il “modello Milano”, ma la stessa idea di città come fulcro della vita sociale ed economica.
Successivamente il sindaco Beppe Sala e Pierfrancesco Maran, assessore all’Urbanistica di Milano, iniziano a parlare esplicitamente di una “città in 15 minuti, una città di quartieri”. Un’idea in parte presente già prima della pandemia, legata ad esempio all’esperimento di Parigi. La città resta tale, ma va intesa ora come un insieme di unità spazio-temporali più piccole, dotate di tutti i servizi, più vivibili, a misura d’uomo. A partire da luglio si susseguono iniziative legate alla rinascita del territorio a partire dai quartieri, tra cui il video Milano è sempre quella perchè non è mai la stessa. C’è anche NoLo che ha il volto di Yara. Sala poi esplicita l’idea in vista della sua ricandidatura a sindaco: “La Milano del futuro è policentrica”.
A ottobre la seconda ondata pandemica colpisce la città, che entra in zona rossa fino a fine gennaio 2021. In parte bloccata e in parte rallentata, Milano cerca di capire cosa accadrà proprio nell’anno delle elezioni comunali.
Un effetto della pandemia dunque è farci ripensare la vita in città, e non solo a Milano, ma in tutta Italia, in tutto il mondo. Nella sua particolarità NoLo forse ci può dire qualcosa.
Cosa hanno da dire gli abitanti di questo quartiere della vita durante la pandemia nella loro città? E cosa ne pensano di Milano (di ieri, oggi e domani) e della loro zona, che già spontaneamente aveva cercato di essere un “quartiere in 15 minuti”? È solo una questione spaziale e temporale o anche sociale e umana? Questa vita di quartiere è davvero così “nuova” o ha qualche legame con il passato? E come si connette alla realtà di una grande città?